The Whales Song
photo Alice Brazzit
“Forse potremmo scegliere di essere lì.
Diventare parte di un rito.
Una dichiarazione di presenza.
Un lamento funebre.
Una ballata nuziale.
Un canto di richiamo.
Una scelta di accoglienza.”
Il Canto delle Balene è un lavoro pensato inizialmente con e per Matteo Ramponi; performer e amico di cui ho sempre ammirato l’abilità nel diventare invisibile;
Posto all’interno di una coralità lui sembra dissolversi tra i corpi diventando baricentro del movimento collettivo.
Il Canto delle Balene è però anche un’ opera che ha debuttato sull’orlo del precipizio.
Il lavoro era stato scritto intorno ai concetti di lontananza e di richiamo quando ancora queste parole non erano state ridefinite, ma si è trovato a debuttare nel momento esatto in cui questi termini si tingevano di tetri significati.
Noi abbiamo solamente potuto rilassare i muscoli e non opporci alla tormenta.
Vediamo la nostra opera riemergere come riemergono i fossili.
La sua struttura è invariata, il suo scheletro flessibile non si è opposto alla corrente sopravvivendo.
Ma le tempeste cambiano tutto. Sempre.
Dunque, Non so parlarvi de Il Canto delle Balene perché questo lavoro, pensato come paesaggio immersivo il cui cuore viene ridisegnato ogni volta dalle persone che scelgono di attraversarlo, si basava su tutto ciò che io sapevo un tempo del mondo e della gente.
Ora io, noi, torniamo ad attraversarne la carcassa con timore e stupore: i cuori colmi di gioia all’idea di restituirgli vita e lo sguardo terrorizzato al pensiero di non saperne prevedere la nuova identità.
Dice Matteo:
Perdere la vista, andando in altre dimensioni.
Lo spazio non è quello che abitiamo.
Dice Giulia:
Cosa faremo? Dove saremo?
Adesso che la vita si è spostata da un’altra parte e forse…non è più qui.
Ci accorgiamo che siamo lontanissimi, ma riusciamo a riconoscerci.
Infinitamente vicini nella lontananza.
Dice Valeria:
La cromia spettacolare del giorno e della notte si sussegue sopra di noi, attorno a noi,
il tempo sembra essersi fermato, ma non credo che sia così, la natura allora si è fermata?
Dice Fra:
Quando mi dimentico del suono, perché diventa una parte del corpo, so che sono dentro,
quando il suono diventa il clima e non il racconto sento che c’è spazio per viverci dentro.
video Thomas Montalti, courtesy Centrale Fies
CREDITS
Ideazione, Creazione Chiara Bersani
Azione Matteo Ramponi
Suono F. De Isabella
Partecipazione alla creazione sonora Ilaria Lemmo
Luce e Scena Valeria Foti
Tecnica Paolo Tizianel
Consulenza Drammaturgica Marco D’Agostin
Coach Marta Ciappina
Styling Greta Rizzi
Mentoring Alessandro Sciarroni
Video Alice Brazzit
Cura, Promozione e Comunicazione Giulia Traversi
Organizzatrice di Produzione e Logistica Eleonora Cavallo
Consulenza Amministrativa Chiara Fava
Produzione Associazione Culturale Corpoceleste_C.C.00#
Co-produzione Kunstencentrum Vooruit (Gent, BE), Santarcangelo Festival (Santarcangelo, ITA); Armunia/Festival Inequilibrio (Rosignano, ITA);
con il supporto di Centrale Fies (Dro, ITA), Teatro Gioco Vita (Piacenza, ITA), CSC – Centro per la Scena Contemporanea (Bassano del Grappa, ITA), Versilia Danza – Teatro Cantiere Florida (Firenze, ITA), Piemonte dal vivo – Circuito Regionale Multidisciplinare (Torino, ITA), Lavanderia a Vapore – Centro di Residenza per la Danza (Collegno, ITA).